Alla fine del II secolo a.C. i Romani migliorarono la strada che collegava la città etrusca, situata nei pressi dell’odierna Prato, con Pistoia e l’altra città etrusca vicina all’attuale Lucca, poi divenuta ovviamente colonia romana, come la stessa Pistoia che si trovava ai piedi della strada montana che portava a Misa, oggi Marzabotto, e da qui giungeva a Felsina, l’attuale Bologna. Questa strada, Cassia minor, servì a Roma per controllare con le sue veloci truppe il territorio dei Liguri, poi le terre conquistate, i commerci e fu così che anche lungo questa arteria si stabilirono nuove persone occupando i vecchi centri abitati, ampliandoli, creandone di nuovi nelle vicinanze, mettendo in atto la centuriazione, costruendo anche fattorie o ville di campagna, come testimoniano i resti trovati a Pistoia (piazza del Duomo) e tra Larciano e Monsummano T. (Loc. Pievaccia), per controllare il territorio e le attività agricole che vi si svolgevano. Successivamente le chiese si inserirono sulle centuriazioni e la vita continuò in questa zona tra la valle del fiume Nievole e quella dell’Ombrone Pistoiese fino alla storia recente.
Anche questi piccoli colli prima del valico di Serravalle dovevano già essere abitati e il territorio intorno suddiviso in poderi e fattorie. In seguito questi borghi si fortificarono contro gli attacchi di sbandati e avventurieri che percorrevono questa strada, la cui manutenzione era già stata abbandonata
Con l’arrivo dei Longobardi da una parte e dei Bizantini dall’altra, questa zona pedemontana, una linea di confine naturale, fu teatro di ulteriori conflitti e anche l’area di Groppoli, dove la vita era regolata dall’attività rurale, subirà le varie vicissitudini del tempo.
Il nome di Groppoli, o Groppole, o Groppore è riportato da Emanuele Repetti nel “Dizionario coreografico della Toscana”, stampato da Civelli nel 1855, che identifica “un castellare, case e borgata dove furono più chiese sotto l’invocazione di S. Martino, S. Michele e S. Lorenzo facenti parte di S. Pietro in Vincio, della comunità di porta Lucchese”, uno dei quattro rioni della vicina Pistoia
Anche in quest’area collinare, conosciuta come castellare di Groppoli, che dominava dal crinale la valle del Vincio da una parte e la strada che portava da Pistoia al valico di Serravalle P/se dall’altra, furono le guerre, le carestie e le orribili pestilenze a far diminuire i “fuochi” e anche le braccia “da lavoro”. La gente abbandonò quelle collinette, quelle groppe, o gobbe, dirigendosi verso luoghi di possibili lavori, come quelli lungo l’antico tracciato che vedevano dall’alto, dove cominciavano a transitare, oltre alle merci, anche i pellegrini che da Altopascio o da Lucca andavano nella Cattedrale di Pistoia per pregare S. Jacopo e viceversa.
Sarà poi un’attività più specialistica e nuove forme di contratto agrario a dare impulso alle attività agricole abbandonate. Anche gli edifici verranno recuperati e adattati alle nuove esigenze.
I signori cominciarono ad andare in campagna, nelle loro terre, per controllare meglio i loro affari e così sorsero anche le prime abitazioni signorili o si trasformarono in “ville di campagna” le case esistenti tra i filari di viti e di ulivi, come quella del Merlo e dell’Acciaio, mentre lungo la strada ex Cassia minor, diventata “via Regia” e poi Lucchese, sorgevano la vicina villa Forteguerri e villa Colonna.
A Groppoli continuerà l’attività agricola, subendo alterne vicende che la porteranno, oggi, a un’attività di turismo legato alla natura, all’aria aperta, ai prodotti locali e genuini.